Variazioni selvagge (2003/2006) di Hélène Grimaud

Autore: Hélène Grimaud

Prima pubblicazione: 2003, Francia, col titolo: Variations sauvages

Prima pubblicazione in Italia: 2006

Casa editrice: Bollati Boringhieri

Città: Torino

N. pagine: 169

Variazioni selvagge, pubblicato nel 2003 (quindi quattro anni prima di Lezioni private, altro suo significativo lavoro come scrittrice) e tradotto in Italia nel 2006, è in definitiva un’opera letteraria di carattere schiettamente autobiografico della pianista Hélène Grimaud (nata ad Aix-en-Provence, classe 1969). Nel 2003 la Grimaud aveva solamente trentaquattro anni; pochi per scrivere già un’autobiografia, ma senza dubbio qualsiasi età è valida per poter dare una testimonianza della propria esistenza e delle proprie esperienze umane e professionali, che nel caso suo sono davvero al di fuori del comune.  

Un’artista destinata a divenire negli anni sempre più nota e in buona parte anche amata in tutto il mondo. In Italia certo siamo sempre un po’ restii e ritardatari nell’ aprirci a certi artisti più popolari all’estero, ma la Grimaud è comunque venerata anche da molti italiani.

Considerevoli sono le sue interpretazioni di Brahms (il suo compositore prediletto), Rachmaninov, Beethoven, Chopin e Schumann (tutti autori sui quali molto s’è concentrata), sia in qualità di solista, che accompagnata da orchestre tra le più prestigiose al mondo. Interpretazioni sempre raffinate e “inspiring”. Anche il suo Bach (vd. la Chaconne) risulta particolarmente prezioso.

Ma non è della pianista che desidero limitarmi ora a scrivere.

L’autrice, dalla personalità quanto mai complessa, in Variazioni selvagge si mette molto a nudo e narra di una vita tortuosa, fatta di luci ed ombre, di ascese e di cadute. Una vita inquieta, probabilmente infelice, in ogni caso ineffabile, come ineffabile è il proverbiale fascino del suo volto. Ella descrive i propri vissuti interiori con l’accuratezza e la precisione di un microscopio, ma in realtà non possiamo sapere quanto di ‘romanzato’ vi sia in queste pagine. 


“Fragilità”, “ambizione”, “tenacia”, “rigore”, “narcisismo”, “passione”, “ribellione” spinti all’eccesso sono i sette cardini dell’ ‘universo-Grimaud’, le sette chiavi d’accesso per capire il suo mondo. Ma ce n’è un’ottava, più personale, più distintiva: i lupi. Sì, avete letto bene. I lupi. Impossibile scindere il nome della Grimaud dalla parola “lupo”. L’incontro con Alawa, una lupa incontrata durante una passeggiata notturna in Florida, le cambierà la vita. L’incontro viene così descritto: “A passi morbidi, tornò verso di me. Avevo le braccia distese. Si avvicinò alla mia mano sinistra, l’annusò. Tesi le dita, e lei mise testa e spalla contro il palmo della mia mano. Sentii una scossa, una scarica in tutto il corpo, qualcosa che s’irradiò per il braccio, il petto, e mi colmò di dolcezza. Dolcezza? Sì, ciò che di più imperioso ha la dolcezza si fece dentro di me canto misterioso, richiamo di una forza ignota e primordiale. Allora mi sembrò che la lupa s’infiacchisse. Si era stesa su un fianco. Offriva il ventre”. Lo stesso padrone di Alawa – sì, non si trattava di un lupo totalmente selvatico – si stupì di questo comportamento. Nei lupi la Grimaud ha trovato qualcosa di più che una fonte di energia e di ispirazione. Lei, così ‘istintiva’ (e la parola “selvagge” del titolo ce lo fa ben comprendere) ha trovato nella Natura il suo porto sicuro. L’antropologia molto si è occupata e molto si occupa del variegato e complesso rapporto “Natura – Cultura”: senza dubbio nella Grimaud tali opposti (che per alcuni non lo sono affatto) si annullano in un’unica identità.

In questo interessante e particolare libro, sezioni di autobiografia piuttosto avvincenti si alternano a sezioni dedicate alla storia e alla cultura del lupo (soprattutto elementi di storia, mitologia, etologia, folklore legati a questo nobile quanto affascinante animale dalle molte facce e dai molti caratteri). Oggi peraltro esiste il New York Wolf Center, da lei stessa fondato. 


Tornando alla musica, molto interessanti i riferimenti a figure quali quelle di Léon Fleisher, Jorge Bolet, Kurt Sanderling, artisti che vale senz’altro  la pena riscoprire. 
Un libro destinato ad esercitare una certa fascinazione nei confronti di certi appassionati di musica quanto nei confronti degli appassionati di lupi e della natura. Ma un libro dedicato anche agli artisti tout court, agli ‘spiriti ribelli’, quelli che si sentono un po’ ‘disadattati’ e che remano controcorrente. La personalità della Grimaud è senz’altro un ‘turbinio’ di sensazioni (non è un caso se rimando ora al titolo L’ala del turbine intelligente di Gleen Gould). Lasciatevi coinvolgere dal suo spirito esuberante, prorompente e vorticoso, maschile e femminile, rigoroso, libero ed affamato di libertà al contempo.

Ad alcuni potrà non piacere un vago compiacimento narcisista dell’artista, il suo egocentrismo, forse anche il suo orgoglio. Qualcuno forse ricorderà il suo ‘divorzio’ artistico da Claudio Abbado…si motivò, giornalisticamente, causato per la scelta di una cadenza di un concerto di Mozart, ma probabilmente dovuto anche ad altri fattori più personali.

Ma del resto tale temperamento è un tratto distintivo di molti altri artisti e nel suo caso si traduce senza dubbio anche in carisma. Soprattutto, direi, Variazioni selvagge può essere ricordato e inteso come un libro sulle ‘Crisi’ personali che possono incontrare gli spiriti più sensibili. Ma anche un libro sulla chance (talvolta provvidenziale) che l’arte offre ad alcuni privilegiati per affrontare e forse anche in parte arginare le crisi.

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